La gestione dei trasferimenti e contro-trasferimenti è una competenza essenziale per ogni praticante di Angelic Healing che desidera offrire un accompagnamento di qualità, in un contesto sicuro ed etico. Il trasferimento indica il processo attraverso il quale il cliente proietta inconsciamente sul praticante sentimenti, aspettative, paure legate a figure significative del suo passato (genitori, ex partner, insegnanti…). Il contro-trasferimento è l’equivalente nel praticante, cioè l’insieme delle sue reazioni emotive, spesso inconsce, verso il suo cliente. Questi fenomeni sono normali e inevitabili in qualsiasi relazione terapeutica, testimoniano l’intensità dell’incontro e del processo di guarigione in atto.

Il trasferimento può assumere diverse forme: idealizzazione del praticante visto come un salvatore onnipotente, aggressività e diffidenza nei suoi confronti, sentimenti amorosi e fantasie erotiche, paura di essere abbandonato o respinto… Il cliente mette in scena inconsciamente nella relazione terapeutica vecchi scenari, ferite non risolte, con la speranza inconscia di guarirli. Ad esempio, una persona che ha sofferto di freddo affettivo nell’infanzia può esprimere una forte richiesta di amore e di attenzione esclusiva verso il praticante.

Il ruolo del praticante è accogliere con benevolenza queste proiezioni, senza prenderle personalmente, per quello che sono: l’espressione di un profondo bisogno di riconoscimento e di guarigione. Piuttosto che entrare in una lotta di potere o lasciarsi sedurre narcisisticamente, egli aiuta il cliente a prendere coscienza di queste dinamiche trasferenziali. Può riflettere con tatto ciò che osserva, per esempio: “Sento il vostro desiderio di una relazione più stretta e allo stesso tempo, devo mantenere una cornice professionale chiara tra noi. Risuona con altre situazioni nella vostra vita?”

Il praticante si preoccupa di non rafforzare le proiezioni trasferenziali, chiarificando se necessario i limiti della relazione di aiuto. Si mostra costante e affidabile nel contesto che propone, né troppo distante né troppo familiare. Può fare affidamento sulla guida degli angeli, in particolare l’arcangelo Michele, per aiutarlo a mantenere una sana distanza terapeutica. Visualizzare una luce blu protettiva attorno a sé, invocare il giusto posto di ciascuno permette di riquadrare la relazione con dolcezza.

Ma il praticante deve anche prestare attenzione alle sue proprie reazioni contro-trasferenziali che possono disturbare l’alleanza terapeutica se non ne è consapevole. Un cliente che ci infastidisce, ci annoia, ci attira, ci angoscia è spesso portatore di una parte di noi che facciamo fatica a riconoscere e ad accogliere. Ad esempio, di fronte a una persona molto esigente e lamentosa, il praticante può provare esasperazione perché risveglia la sua personale difficoltà a ricevere e la sua convinzione di dover “cavarsela da solo”.

Riconoscere i propri contro-trasferimenti è essenziale per adattare la sua postura e offrire un accompagnamento focalizzato sui bisogni del cliente. Ciò comporta un lavoro personale approfondito del praticante, per identificare le proprie aree di fragilità e di reattività. La supervisione, i gruppi di analisi delle pratiche tra pari sono preziosi per prendere distanza, mettere in parole ciò che succede nella relazione. La meditazione, la preghiera, il dialogo interno con gli angeli permettono anche di chiarire le proprie sfide personali e di coltivare il distacco benevolo.

Certamente, il praticante non è un essere disincarnato e una certa risonanza emotiva è normale e persino desiderabile nella relazione. Essere toccati, commossi da ciò che il cliente attraversa testimonia la nostra umanità e la nostra profonda empatia. Ma questo non dovrebbe prendere tutto lo spazio, distogliendoci dal nostro ruolo di sostegno e guida. Il praticante impara ad accogliere i suoi sentimenti con dolcezza, a liberarsene per tornare a una presenza radicata e amorevole. Può contare su tecniche di respirazione, di centratura corporea, di invocazione della luce per ritrovare il suo giusto posto.

A volte, le sfide trasferenziali e contro-trasferenziali sono così potenti che ostacolano il processo terapeutico. Il cliente può sviluppare un’ossessione amorosa per il praticante, entrare in una rivalità distruttiva o in una manipolazione perversa. D’altro canto, il praticante può sentirsi sopraffatto, incompetente, incapace di gestire la situazione con serenità. In questi casi estremi, è essenziale saper passare il testimone, orientare il cliente verso un collega per preservare la sicurezza di tutti. Prendere questa decisione richiede discernimento, umiltà e un profondo senso etico.

Gestire i trasferimenti e contro-trasferimenti con giustizia è quindi un’arte sottile che richiede al praticante di coltivare qualità umane e spirituali essenziali: presenza a sé stesso, distacco, benevolenza, umiltà, etica, auto-conoscenza. Siendo vigile sui propri movimenti interni, chiarificando costantemente i ruoli e i limiti, radicandosi in un’intenzione di servizio disinteressato, sarà in grado di offrire al suo cliente una relazione di fiducia, favorevole a una guarigione profonda. Ogni trasferimento accolto, ogni contro-trasferimento consapevole diventa quindi un’opportunità di purificare la relazione, di riportarla al suo giusto posto, al servizio dello sviluppo e della libertà di ciascuno.

Punti da tenere a mente :

– Il trasferimento è la proiezione inconscia del cliente sul praticante di sentimenti, aspettative e paure legate a figure significative del suo passato. Il contro-trasferimento è l’insieme delle reazioni emotive inconscie del praticante verso il suo cliente.

– Il trasferimento permette al cliente di mettere in scena inconsciamente vecchi scenari e ferite non risolte, con la speranza di guarirli. Il praticante deve accogliere queste proiezioni con benevolenza, senza prenderle personalmente, e aiutare il cliente a prenderne coscienza.

– Il praticante deve mantenere un quadro professionale chiaro e costante, né troppo distante né troppo familiare. Può fare affidamento sulla guida degli angeli per mantenere una giusta distanza terapeutica.

– Il praticante deve essere attento alle proprie reazioni contro-trasferenziali che spesso riflettono una parte di se stesso difficile da riconoscere e accogliere. Un lavoro personale approfondito, la supervisione e le pratiche spirituali lo aiutano a chiarire le sue sfide.

– Una risonanza emotiva empatica è normale ma non deve distogliere il praticante dal suo ruolo di sostegno. Deve coltivare un distacco benevolo e saper passare il testimone se le sfide trasferenziali diventano troppo invadenti.

– Gestire i trasferimenti e contro-trasferimenti richiede al praticante di sviluppare qualità umane e spirituali chiave: presenza a sé stesso, distacco, benevolenza, umiltà, etica, auto-conoscenza, per offrire una relazione di fiducia propizia alla guarigione.

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