L’analisi dei sintomi e dei segni clinici è una fase cruciale nella valutazione degli squilibri ormonali. Permette di creare un collegamento tra i dati soggettivi riportati dal cliente durante il colloquio iniziale e le manifestazioni oggettive osservabili dal coach. Questa analisi dettagliata e precisa serve a indirizzare la diagnosi biologica, a perfezionare le ipotesi diagnostiche e a personalizzare il programma di accompagnamento.

Tra i sintomi più frequentemente riscontrati nelle donne che presentano disturbi ormonali, ci sono le irregolarità mestruali (cicli lunghi, corti o irregolari), sanguinamenti abbondanti o prolungati, dolori pelvici (dismenorrea) e sindromi premestruali pronunciate. Questi sintomi possono essere il segno di uno squilibrio tra estrogeni e progesterone, come nel caso di insufficienza luteale o iperestrogenismo relativo.

Altri sintomi ginecologici indicativi includono acne, irsutismo (eccessiva peluria), alopecia androgenetica (perdita dei capelli di tipo maschile) e disturbi della libido. Questi segni di iperandrogenismo orientano verso patologie come la sindrome dell’ovaio policistico (SOP) o un’iperplasia congenita delle surrenali.

Negli uomini, una diminuzione della libido, disfunzioni erettili, ginecomastia (sviluppo delle ghiandole mammarie) o una diminuzione della massa muscolare e della peluria possono essere il segno di un deficit di testosterone o di un eccesso di estrogeni.

Oltre alla sfera riproduttiva, molti altri sintomi e segni clinici possono riflettere uno squilibrio ormonale sottostante. Ad esempio, un aumento di peso inspiegabile, una distribuzione androide del grasso (a livello dell’addome), un elevato livello di glucosio nel sangue e una pressione arteriosa aumentata devono portare alla ricerca di una resistenza all’insulina o un sindrome metabolica, spesso associati a disturbi ormonali.

Allo stesso modo, affaticamento cronico, freddolosità, pelle secca, stitichezza e aumento di peso possono orientare verso un ipotiroidismo, mentre una tachicardia, termofobia, perdita di peso e nervosismo suggeriscono piuttosto un ipertiroidismo. Un buon esame clinico che include la palpazione della tiroide e la ricerca di segni oculari (esoftalmo, retrazione palpebrale) consente di affinare la diagnosi.

I disturbi del sonno e dell’umore sono anche indicatori preziosi da prendere in considerazione. L’insonnia, i risvegli notturni e l’affaticamento mattutino possono essere il segno di un esaurimento surrenale con un deficit di cortisolo, mentre un’eccessiva sonnolenza e apatia orientano piuttosto verso un deficit di ormoni tiroidei o di testosterone. Allo stesso modo, l’irritabilità, l’ansia e la depressione sono spesso esacerbate dagli squilibri ormonali, in particolare i deficit di progesterone e di serotonina nella seconda parte del ciclo nelle donne.

L’analisi clinica deve anche ricercare segni più sottili e meno specifici, che potrebbero comunque indicare un disturbo ormonale. Ad esempio, una guarigione lenta, smagliature purpuree, facile formazione di ecchimosi o assottigliamento della pelle possono indicare un ipercorticismo. Una lingua spessa e riflessi rallentati sono più in linea con un ipotiroidismo. Crampi e fascicolazioni muscolari possono essere il segno di una ipomagnesiemia o di una ipocalcemia, comuni nelle distirodies.

In pratica, l’analisi dei sintomi e dei segni clinici deve essere sistematica ed esaustiva, passando in rassegna tutti i principali sistemi fisiologici: neurologico, cardiovascolare, respiratorio, digerente, urinario, muscolo-scheletrico, cutaneo e ovviamente endocrino. Questa analisi deve tenere conto dell’età, del sesso e della storia del paziente, poiché le manifestazioni cliniche possono variare in base a questi parametri.

Ad esempio, in una donna in perimenopausa, vampate di calore, sudorazioni notturne, secchezza vaginale e disturbi dell’umore indicheranno un deficit di estrogeni, mentre in un uomo di più di 50 anni, una diminuzione della libido, disfunzioni erettili e perdita di massa muscolare faranno sospettare un deficit androgeno legato all’età (DALA).

Oltre alla semplice collezione dei sintomi, l’analisi clinica deve sforzarsi di precisare le loro caratteristiche: vecchiaia, modalità d’installazione, fattori scatenanti o aggravanti, ritmicità, intensità, impatto funzionale. Queste precisazioni permettono di affinare le ipotesi e di indirizzare gli esami complementari.

Per esempio, disturbi del ciclo di insorgenza improvvisa in una giovane donna, associati a galattorrea e mal di testa, dovrebbero far sospettare un adenoma ipofisario piuttosto che un semplice squilibrio ormonale funzionale. Allo stesso modo, astenia di aggravamento progressivo, associata a melanodermia e ipotensione, richiederà in primo luogo la ricerca di una insufficienza surrenalica primaria (malattia di Addison).

In conclusione, l’analisi dei sintomi e dei segni clinici è un momento chiave nella valutazione degli squilibri ormonali, complementare al colloquio iniziale e ai questionari standardizzati. Richiede solide conoscenze mediche, un acuto senso dell’osservazione e un approccio sia sistematico che individualizzato. Se ben condotta, permette di formulare le ipotesi più appropriate, di prescrivere gli esami più pertinenti e di proporre un programma di accompagnamento realmente adattato alle specifiche esigenze di ogni cliente.

Punti da ricordare:

– L’analisi dei sintomi e dei segni clinici è cruciale per valutare gli squilibri ormonali, per fare il legame tra i dati soggettivi e obiettivi, per indirizzare la diagnosi biologica e personalizzare l’accompagnamento.

– Tra le donne, i sintomi comuni includono: irregolarità mestruali, sanguinamenti abbondanti, dolore pelvico, acne, irsutismo, alopecia e disturbi della libido. Possono indicare uno squilibrio estrogeni/progesterone o un’iperandrogenismo.

– Negli uomini, una diminuzione della libido, disfunzioni erettili, ginecomastia e riduzione della massa muscolare possono indicare un deficit di testosterone o un eccesso di estrogeni.

– Altri sintomi come l’aumento di peso, la fatica cronica, i disturbi del sonno e dell’umore possono riflettere squilibri ormonali (resistenza all’insulina, disfunzione tiroidea, esaurimento surrenalico).

– L’esame clinico deve essere sistematico e completo, tenendo conto dell’età, del sesso e della storia del cliente.

– È necessario specificare le caratteristiche dei sintomi (durata, modalità di insorgenza, fattori scatenanti, ritmicità, intensità, impatto) per affinare le ipotesi e indirizzare gli esami complementari.

– Un’accurata analisi clinica richiede solide conoscenze mediche, un acuto senso dell’osservazione e un approccio individualizzato per proporre un accompagnamento adatto a ogni cliente.

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